Il voto Lega in Calabria non più un sintomo di una crisi istituzionale

capponicaterina5lugdi Caterina Capponi* - Nella storia dell'Italia Costituzionale e democratica lo Stato assurge a garante del benessere per i cittadini, ma oltre al ruolo e all'affermazione di un soggetto statale erogatore di sussidi e indennità, emerge il ruolo dei partiti politici.

Si tratta in effetti di una delle trasformazioni più radicali dall'avvento delle masse, destinatarie, di un processo di acculturazione prima, e di politicizzazione poi.

Terminata la dittatura, i grandi partiti di massa, si misurarono con il compito arduo di riattivare canali di confronto, finalizzati, da un lato a sanare la frattura tra stato e società, dall'altro a rinsaldare vincoli di cittadinanza attiva.

A proposito delle ultime elezioni regionali- pare si sia recato alle urne il 70% dei calabresi- percentuale di notevole significato-al punto da invertire le usuali tendenze demagogiche sullo scarso senso civico e sulla disaffezione alla politica dei calabresi.

Un'idea precisa invece- emerge dal dato elettorale- consolidatosi in a favore della coalizione di Centro-destra.

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Il netto sorpasso -segnala- un'evidente iniezione di sano ottimismo per il popolo calabrese-sollecito e davvero consapevole nel rinnovare consensi ad un'istanza- sempre più credibile e ad un partito, presentatosi, inoltre, all'appuntamento elettorale in una dimensione rinnovata; in seguito al processo di nazionalizzazione del partito, su iniziativa di Matteo Salvini, protagonista tra l'altro, dell'ufficiale legittimazione di una posizione prioritaria nel centrodestra italiano.

Ebbene- è proprio confortante il dato sulle differenze geografiche del consenso alla Lega- sempre più in diminuzione- mostrando una significativa relazione lineare di crescita soprattutto al sud.

Ad oggi la sfida politica, in seguito alla svolta operata, si attesta sulla capacità di sintetizzare la domanda del popolo calabrese, all'interno di una prospettiva pur sempre nazionale.

Sin dalla nascita del movimento leghista, alla base originaria, vi è il tentativo di colmare le lacune prodotte dalle istituzioni pubbliche, incapaci di garantire un buon funzionamento dell'amministrazione e dello stato sociale.

Il voto Lega in Calabria non rappresenta più un sintomo di una crisi istituzionale esacerbatasi in poco tempo, bensì una reazione precisa da parte degli elettori-ai diretti destinatari-i politici della trascorsa legislatura.

In effetti da tempo, si attende il cambiamento, soprattutto in regioni come la nostra in cui più volte sono stati indiscutibili i limiti di una riforma agraria- economica-a tutto campo-incapace di rinnovare i rapporti di lavoro nel Mezzogiorno.

La nostra opinione rimane ancorata all'idea che gli uomini e le donne, al servizio della res publica debbano manifestare aderenza totale ai valori prescelti, preservandoli con coerenza nella prassi quotidiana, trasmettendo una vigorosa dose di passione, intesa come dedizione ad una causa, senso di responsabilità e lungimiranza.

Molti dichiarano spiccato interesse per tale nobile attitudine, consacrata all'esclusivo servizio della comunità, come dovere etico; tuttavia - idealizzando spesso i loro programmi in utilitaristiche propagande elettorali-destinate nostro malgrado- ad esperienze fallimentari e al miserabile effetto di salvaguardare la propria poltrona.

L'attuale periodo storico ha coinvolto il mondo e non solo l'Italia, in una crisi di dimensioni planetarie, ora più che mai necessitiamo di uomini dall'alto profilo culturale, politico, etico, in grado di traghettarci lontano dall'impasse generata dalla pandemia ancora in atto.

Eppure –con grande amarezza- costatiamo una degradante involuzione della politica, divenuta l'arte del trasformismo –non del fruttuoso cambiamento.

Ebbene parafrasando il noto scrittore-Giuseppe Tomasi di Lampedusa "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi".

Un miglioramento, inteso non solo come subdolo adattamento alle nuove classi dirigenti, bensì come rigenerazione interiore, salvo ritrovarsi ad inciampare sulle forme di resistenza al cambiamento, come la corruzione o la violenza mafiosa ancora fin troppo radicata sin dentro le nostre nobili Istituzioni.

Il tempo dell'attesa è finito per noi gente di Calabria, proseguiamo in salita- non serve un popolo machiavellicamente posto al servizio dei nuovi dominatori- ma che sappia invece, guardare con fiducia e speranza agli attuali esponenti della Lega all'interno del Consiglio Regionale, affinché siano messi nelle condizioni migliori di sviluppare e portare a compimento il tanto atteso programma di rinnovamento.

*Docente - Dirigente Lega