Odg su Provincia Vibo Valentia, Mangialavori: "È propaganda a 5 stelle"

«L'odg sugli enti locali in difficoltà, presentato dai deputati vibonesi Nesci e Tucci, è nient'altro che un atto di propaganda politica». Così il senatore di Forza Italia Giuseppe Mangialavori.
«I due esponenti del Movimento 5 Stelle – continua il parlamentare azzurro – si trovano nella poco invidiabile condizione di coloro che provano a vendere il ghiaccio agli eschimesi. Il loro tentativo di far passare un semplice ordine del giorno come un intervento risolutivo per le sorti della Provincia di Vibo Valentia è fallito miseramente».
«Gli odg approvati in Parlamento, come sanno gli addetti ai lavori – spiega Mangialavori –, non vincolano in alcun modo il governo e, molto spesso, diventano strumenti per una facile propaganda su argomenti particolarmente sentiti dagli esponenti della maggioranza. Significa che quel documento approvato dalla Camera ha un valore di poco maggiore a quello della carta straccia; e che, a differenza di quanto raccontato da Nesci e Tucci, non sosterrà gli enti in difficoltà finanziaria e non darà alcuna "boccata d'ossigeno" alla Provincia di Vibo».

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«Spiace – aggiunge il senatore azzurro – dover constatare questo modo di fare politica, anche perché saremmo pronti a complimentarci con quelle forze politiche di maggioranza in grado di determinare benefici per Vibo e la sua Provincia. Purtroppo, così non è. Nesci e Tucci hanno solo tentato una mossa poco furba che non determinerà risultati positivi per il territorio in cui sono stati eletti».
«A questo punto – conclude Mangialavori –, la speranza è che il Parlamento, in occasione della discussione sul Decreto Crescita, possa approvare (magari anche con il contributo del Movimento 5 Stelle) l'emendamento a mia firma che prevede l'inserimento della Provincia di Vibo tra gli enti in grado di ricevere finanziamenti statali per ripianare i bilanci. Anche su questa possibilità, tuttavia, è lecito nutrire dubbi, dal momento che è più che probabile che il governo metta la fiducia al decreto, impedendo così il confronto e il miglioramento del testo».