Operaio ucciso a Rosarno, il cognato confessa: "Ero stato minacciato"

Palmi Procura nuova 1Ha ammesso le proprie responsabilità davanti al gip ed ha parlato di minacce ricevute Carmelo Bersano, il 45enne arrestato per l'omicidio di Antonio Pupo, di 44 anni, operaio del Porto di Gioia Tauro, ucciso a colpi di pistola a Rosarno nella notte tra lunedì e martedì scorsi, e del tentato omicidio del figlio 18enne della vittima, Michele. All'uomo, il pm della Procura della Repubblica di Palmi Elio Romano, ha contestato l'omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, il tentato omicidio e la ricettazione della pistola calibro 7.65 usata. Stamani Bersano, assistito dall'avv. Maria Angela Borgese, è comparso davanti al gip di Palmi Barbara Borelli per l'udienza di convalida. Romano ha chiesto la convalida e l'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il gip si è riservato la decisione.

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Al gip, secondo quanto si è appreso, l'uomo ha detto che dopo la separazione dalla moglie, avvenuta 3 mesi fa, sarebbe stato minacciato da Pupo e dal fratello della moglie, perché in alcune circostanze era passato sotto casa della donna per verificare cosa stesse facendo. I due uomini, a suo dire, gli avrebbero detto di non continuare con quel comportamento e per questo, ha riferito al gip, alcuni giorni fa aveva comprato la pistola. La sera dell'omicidio l'uomo, insieme ad un amico, era uscito in auto e si era fatto accompagnare sotto casa della moglie. Quest'ultima, uscendo, l'ha visto. Bersano ha raccontato che poco dopo ha ricevuto una telefonata da Pupo che gli avrebbe detto che lo attendeva sotto casa per parlare. Giunto sul posto da solo e a piedi, l'uomo è salito sull'auto del cognato ed ha riferito di avere visto una persona seduta sul sedile posteriore ma di non averlo riconosciuto perché era buio. Il cognato - sempre secondo quanto ha riferito Bersano al gip - si sarebbe poi fermato in una strada buia dove era parcheggiata un'altra auto. Temendo un'aggressione Barberio avrebbe quindi estratto la pistola per - a suo dire - sparare un colpo in aria a scopo intimidatorio, ma non avendo dimestichezza con le armi avrebbe invece raggiunto alla testa Pupo. Quindi ha detto di avere sparato due colpi alla cieca verso il sedile posteriore e di essere fuggito. Dopo il delitto l'uomo si è rifugiato in un casolare in cui stava eseguendo dei lavori e di cui aveva la chiave. Ed è qui che i carabinieri lo hanno individuato e bloccato. Ai militari ha poi consegnato l'arma usata che aveva ancora nella sua auto.