Mala depurazione in provincia di Reggio Calabria: irregolarità a partire dagli anni 2010/2011

operazionemaladepurazionedi Claudio Cordova - I magistrati della Procura di Reggio Calabria sottolineano più volte a non scivolare nell'allarmismo, ma certamente il dato è poco rassicurante. Quattordici impianti della provincia di Reggio Calabria (di cui ben sei ricadenti nel territorio del comune capoluogo) sequestrati per presunte irregolarità nell'operazioni di depurazione delle acque reflue nell'ambito dell'inchiesta "Mala depurazione", eseguita dalla Capitaneria di porto di Reggio Calabria.

I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di inadempimento di contratti di pubbliche forniture, omissioni d'atti d'ufficio, disastro ambientale, getto pericoloso di cose, attività di gestione non autorizzata di rifiuti con smaltimento illecito degli stessi.

Una lunga scia di irregolarità e inadempienze.

Gli anni presi in esame dalla Procura di Reggio Calabria e dalla Capitaneria di Porto sono quelli a partire dal 2010/2011 fino ad oggi. Contestazioni "vive", quindi, soprattutto se si pensa che la stagione estiva si è conclusa da pochi giorni. Il capitano di fregata Giuseppe Turiano, tuttavia, specifica che non sempre vi è una correlazione tra le irregolarità riscontrate e i rilievi (spesso preoccupanti) effettuati nelle acque del comprensorio reggino.

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Nel dettaglio, sono stati apposti i sigilli ai seguenti impianti:

Reggio Calabria: Gallico, Pellaro, Paterriti, Armo, Oliveto e impianto consortile di Concessa

Villa San Giovanni: impianto di località Femia

Comune di Scilla: impianti di Favazzina e Oliveto

Comune di Bagnara Calabra: impianto di Cacilì

Comune di Motta San Giovanni: impianti di Oliveto e Castelli

Comune di Marina di San Lorenzo: impianto consortile di Agrifa

Comune di Cardeto: impianto di Calvario

Per ripristinare la legalità della gestione è stato nominato custode giudiziale con facoltà d'uso di tutti gli impianti sequestrati il dirigente del Dipartimento 11 Ambiente della Regione Calabria, Orsola Reillo, con obblighi di conformare urgentemente lo stato di fatto e di diritto degli impianti alle prescrizioni di legge entro e non oltre 45 giorni.

Sono in tutti 53 gli indagati, tra dirigenti, funzionari e sindaci che avrebbero avuto un ruolo nei mancati controlli. A Reggio Calabria, per esempio, a essere denunciati sono Demetrio Arena (del centrodestra) e Giuseppe Falcomatà (del centrosinistra e attualmente in carica). In mezzo i diversi commissari prefettizi nominati in seguito allo scioglimento del consiglio comunale per contiguità con la 'ndrangheta. Non in tutti i comuni interessati, comunque, l'indagine coinvolge la parte politica.

Tra le maggiori criticità riscontrate dai consulenti nominati dal pm Angelo Gaglioti e dagli uomini della Guardia Costiera, vi sono i malfunzionamenti degli impianti, la mancanza e/o la sostituzione di compressori, elettropompe e misuratori di portata, la presenza di by-pass non autorizzati all'interno degli impianti, oltre allo smaltimento illecito di rifiuti, come fanghi e vaglio di grigliatura prodotti dagli impianti stessi.

Tra le condotte contestate dagli inquirenti una serie di reati in materia di Pubblica Amministrazione, tra i quali inadempimenti in pubbliche forniture e omissioni d'atti d'ufficio. Ma anche condotte di carattere più specificamente ambientali, soprattutto in relazione a rilevati depositi temporanei irregolari di prodotti inquinanti degli impianti e di by-pass del tutto illegittimi, in quanto in violazione della legislazione nazionale e regionale.

Il procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, tiene a non allarmare la popolazione circa eventuali ricadute sulla salute pubblica. D'altra parte, le violazioni riscontrate avrebbero prodotto e starebbero producendo pesanti impatti inquinanti e di deterioramento, con sostanziale compromissione dell'ambiente. Il provvedimento disposto dal Gip Maria Cecilia Vitolla di affidare l'utilizzo alla Regione è mirato proprio per porre fine alle inadempienze e, di conseguenza, all'inquinamento.