Populismo, scienza e 5G

falcomata sindaco 3di Nino Mallamaci*- Un giornale di rilevanza nazionale titola così l'articolo che informa sull'ultima trovata del sindaco Falcomatà: "L'influenza dei Gilet arancioni - Il sindaco Pd di Reggio Calabria contro il 5G". D'altra parte, solo una pulsione populista, in linea con l'atteggiamento tenuto durante l'emergenza Covid19 (passapacasa e altre perle del genere), può spiegare questa decisione sganciata da qualsivoglia motivazione di carattere scientifico.

Falcomatà ci tiene a precisare: "se gli studi scientifici dovessero sciogliere ogni dubbio, accoglieremo consapevolmente questa nuova tecnologia". Nel frattempo, ha investito della questione l'Università di Reggio: solo una tattica dilatoria, tra l'altro sbeffeggiata dal comunicato della stessa istituzione che si tira fuori dalla vicenda, perché sul 5G non può pronunciarsi una Università seria se il suo parere arriverebbe dopo le prese di posizione dell'OMS, della UE, dell'Icnrip (Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti) dell'ISS.

Ma veniamo alle cose serie.

Poco più di un mese fa, la Corte distrettuale dell'Aja ha respinto il ricorso intentato dal gruppo Stop5GNL che aveva chiesto lo stop all'installazione delle antenne 5G nei Paesi Bassi. Alla base del ricorso, i rischi per la salute umana. Secondo la Corte, compito di uno Stato "non è garantire che ogni rischio sia prevenibile" ma "che rischi e benefici siano valutati in maniera equilibrata". Secondo il giudice non esiste alcun valido motivo per interrompere la realizzazione delle nuove reti.

A supporto della sentenza anche le osservazioni degli esperti a partire dalle recenti linee guida dell'Icnirp, secondo cui le radiazioni ionizzanti emesse dal 5G rientrano già nella regolamentazione della Commissione europea e non evidenziano particolari criticità in merito alle frequenze in uso (perlopiù identiche a quelle delle altre generazioni mobili) né sulla nuova porzione di banda di frequenza, la 26 GHz, che sarà utilizzata per garantire il segnale 5G indoor in grandi strutture.

La Corte ha evidenziato che "non c'è alcuna ragione" per mettere in dubbio le rilevazioni dell'Icnrip. E che lo Stato agisce sulla base anche delle indicazioni del Consiglio nazionale della Salute e del Rivm – il National Institute for Public Health and the Environment. Il gruppo Stop5GNL è stato condannato al pagamento delle spese legali.

Pochi giorni addietro, invece, è stato il tribunale amministrativo regionale della Sicilia ad annullare l'ordinanza emessa dal primo cittadino di Cefalù, che non si chiama Falcomatà ma come lui si ispira al generale Pappalardo.

Nel contempo, Paola Pisano, ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, ha lanciato un appello ai sindaci anti 5G, aggiungendo di non aver riscontrato effetti negativi sulla salute negli studi fin qui analizzati, e che "nessun Paese può permettersi il vezzo di non giocare la partita del 5G in nome di preoccupazioni che, ad oggi, non risultano argomentate e fondate".

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Lo stesso Governo, da parte sua, nel decreto semplificazioni approvato "salvo intese" - com'è ormai purtroppo d'uopo - ha inserito delle misure proprio tese a velocizzare l'implementazione della tecnologia 5G, intervenendo sulle competenze dei Comuni.

Ma sulla questione era intervenuta pure L'ANCI, l'associazione che mette insieme proprio i Comuni, inviando ai Comuni una nota informativa sulla tecnologia 5G allo scopo di frenare i ricorsi degli enti locali suoi aderenti che, di fatto, la stanno ostacolando in ogni modo.

L'associazione chiarisce che "Con il termine 5G si intende la quinta generazione delle tecnologie di comunicazione elettronica in mobilità, il cui dispiegamento in Europa è avvenuto in base al piano di azione definito con la Comunicazione CE n.2016/5881 (cd. 5G Action Plan).

Come riportato dalla Fondazione Ugo Bordoni2, "L'approccio condiviso alla standardizzazione del 5G si basa sull'evoluzione delle tecnologie di comunicazione esistenti, come il 4G/LTE, integrate da nuove tecnologie fisse e mobili progettate per soddisfare requisiti non supportati dalle attuali reti di accesso radio. Il paradigma 5G abilita quindi la possibilità di indirizzare un numero notevole di dispositivi [...] e con latenze dell'ordine di pochi millisecondi [...], superando gli attuali limiti delle singole tecnologie di telecomunicazione, sfruttando la loro combinazione e la loro coesistenza".

La nuova tecnologia "permetterà velocità di connessione maggiori di quelle attuali", e, inoltre, fatto ben più significativo, "abiliterà una serie di nuovi servizi nell'ambito della c.d. "Internet of Things", relativi alla mobilità, alla gestione della logistica, al monitoraggio ambientale e delle infrastrutture, alla telemedicina, all'agricoltura, alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale.

Mentre le attuali tecnologie sfruttano solo frequenze comprese tra 800 MHz e 2,6 GHz, il 5G utilizzerà tre distinte bande di frequenza: 700 MHz (attualmente utilizzata per il segnale della televisione digitale terrestre, disponibile a partire da luglio 2022), 3600-3800 MHz e 26 GHz.

La tecnologia 5G andrà quindi ad utilizzare anche radiazioni a frequenza maggiore rispetto a quella utilizzata dalle tecnologie precedenti, ed è questo particolare aspetto che genera preoccupazione. In ogni caso, i limiti associati alle frequenze maggiori (26 GHz) sono più alti poiché tali frequenze hanno una minore pericolosità, e anche il 5G è sottoposto al rispetto di norme di riferimento molto precise e rigorose. Per quanto riguarda i limiti di esposizione della popolazione, la principale fonte normativa è la Raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea del '95, che definisce, a esempio, il livello di riferimento di un telefono mobile a 900 MHz (41,25 Volt per metro, V/m), o per un forno a microonde, 2,3-2,4 GHz (61 V/m).

Tali limiti sono stati determinati dalla ICNIRP, i cui risultati sono aggiornati al marzo scorso.

L'Italia, in più, ha utilizzato l'opportunità offerta dalla UE a ciascun Stato membro di fissare livelli di protezione maggiore rispetto a quelli contenuti nella Raccomandazione.

Per le antenne, infatti, il limite di esposizione, che dipende dalla frequenza, ha un valore pari a 20 V/m da 3 MHz a 3 GHz e 40 V/m da 3 GHz a 300 GHz, inferiore al livello di riferimento della normativa europea.

Il valore di attenzione e l'obiettivo di qualità, che si applicano alle aree a permanenza prolungata e a quelle intensamente frequentate, sono pari a 6 V/m, molto inferiori a quelli previsti dalla Raccomandazione.

L'Istituto Superiore di Sanità ha redatto sul tema 5G, nel 2019, il rapporto "Emissioni elettromagnetiche del 5G e rischi per la salute".

Per l'UE, gli interventi ufficiali sono stati quelli dell'ICNIRP (vedi sora), e della Commissaria alla Salute Stella Kyriakidou la quale, rispondendo a una interrogazione, ha dichiarato che "l'esposizione ai campi elettromagnetici (per il 5G) è molto vicina all'esposizione causata dal 4G e ben al di sotto dei limiti rigorosi definiti nella Raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea del 12 luglio 1999". Ancora, nel nostro Paese le infrastrutture di comunicazione mobile sono compendiate tra le "opere di pubblica utilità" dall'art. 90, comma 1, del Codice delle comunicazioni elettroniche; in forza, poi, del comma 3 dell'art. 86 del Codice stesso, ne viene garantita la distribuzione in tutto il territorio nazionale in quanto "assimilate ad ogni effetto alle opere di urbanizzazione primaria". L'installazione di infrastrutture per impianti radioelettrici è subordinata, ex art. 87 sempre del Codice, al rilascio di autorizzazione del Comune o alla segnalazione certificata di inizio attività, fermo restando il rispetto dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità di cui all' art. 4, comma 2, lettera a), della legge 36/2001. Mentre il comma 1 dello stesso articolo demanda allo Stato la funzione di determinare, ai fini della tutela della salute, i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità relativi ai campi elettromagnetici. Il comma 6 dell'art. 8 della stessa Legge riserva ai Comuni la fondamentale competenza di pianificazione urbanistica degli impianti, recitando: "i comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici".

A fine 2018 ai Comuni è stata indirizzata, dall'AGCM, una segnalazione relativa agli ostacoli nell'installazione di impianti di telecomunicazione mobile e broadband wireless access e allo sviluppo delle reti di telecomunicazione in tecnologie 5G", nella quale si segnala che "alcuni regolamenti comunali [...] fissano in modo ingiustificato limiti alle emissioni elettromagnetiche e di potenza, in difformità rispetto ai limiti stabiliti dalla normativa nazionale [...]. A tale riguardo, si rileva che i valori delle emissioni da rispettare sono fissati dal D.P.C.M. 8 luglio 2003, ispirato ai principi di minimizzazione alle esposizioni e di precauzione".

Ancora qualche chiarimento. In Italia, la sperimentazione del 5G ha riguardato un solo programma pubblico estrinsecatosi in 5 progetti realizzati nelle città di Bari, L'Aquila, Matera, Milano e Prato. E' previsto poi che in 120 piccoli Comuni gli operatori saranno obbligati a offrire copertura in tecnologia 5G utilizzando le frequenze in banda 700 MHz, quindi, per il motivo sopra già esposto, non prima del 1° luglio 2022. Si tratta, com'è evidente, di una misura a tutela di questi territori considerati in "divario digitale profondo", e quindi a rischio di mancata copertura.

Insomma, davanti alle capriole populiste del Falcomatà di turno, in cerca dei consensi sfumati in ragione della gestione fallimentare della città, abbiamo elencato una serie di evidenze giuridiche, scientifiche e tecniche.

E a proposito della tentazione di dare credito alle teorie più bislacche, invece di affidarsi alla scienza, è tornata a galla in questi giorni la notizia del sequestro di 300 apparecchi televisivi a colori avvenuto nel 1977. Per quale motivo? Per valutare i rischi sulla salute umana, secondo il pretore di La Spezia del tempo. Ora: per restare ai nostri lidi, Reggio non si può permettere il lusso di affrontare un tema così delicato, specialmente in questo periodo, con l'approssimazione e la sciatteria utilizzata per la raccolta differenziata, per le incompiute, per la depurazione delle acque e per tutto il resto. Inoltre, la salute delle persone, se davvero e non pretestuosamente viene posta al centro dell'azione amministrativa, non può essere usata in maniera così disinvolta per acchiappare al volo qualche voto. Per fare ciò ci sono tempi e modi diversi. Sia per il primo che per il secondo aspetto, però, sembra sia già troppo tardi.

*Avvocato e scrittore