“Ti vedi proprio tu che lo bastunavi”. Il muro di omertà sull’aggressione a don Giorgio Costantino

arrestatidongiorgiocostantino600di Claudio Cordova e Angela Panzera - Una storia di degrado giovanile che sembra uscita dal film "Sleepers" con Brad Pitt e Robert De Niro. Una notte che rischia di cambiare la vita di almeno cinque ragazzi della periferia di Reggio Calabria, ritenuti a vario titolo artefici e complici del pestaggio di don Giorgio Costantino, parroco del Divin Soccorso, chiesa fulcro del popoloso rione Gebbione.

Nonostante le ferite riportate, sarà proprio don Giorgio Costantino a fornire ai Carabinieri importanti indicazioni sull'aggressione subita nella notte tra il 23 e il 24 maggio. Nel giro di pochissimi giorni, i militari della Compagnia di Reggio Calabria, retta dal maggiore Mariano Giordano e quelli del Nucleo Operativo Radio Mobile, comandanti dal tenente Alessandro Bui sono convinti di aver chiuso il caso, arrestando per tentato omicidio un giovane, Giacomo Gattuso, già fermato poche ore dopo l'aggressione, e altri quattro coetanei, accusati di favoreggiamento, perché avrebbero cercato di coprire l'identità dell'amico.

Gattuso rimane in carcere, mentre per Agostino Marco Ceriolo, Salvatore D'Agostino, Simone Liconti e Domenico Zampaglione il giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, Antonio Scortecci, ha disposto gli arresti domiciliari.

Secondo la ricostruzione effettuata dal pm Paola D'Ambrosio, il parroco, intorno a mezzanotte e mezza, avrebbe sentito dei rumori: sono i ragazzi che giocano a pallone e che entrano nel cortile adiacente alla chiesa del Divin Soccorso per recuperare la sfera. Don Costantino esce fuori e li riprende col proprio telefono cellulare. Uno dei giovani chiede spiegazioni al prete sul perché li stia filmando, il prete fa il gesto di tirare un colpo. Si avvicinano tutti gli altri e lo attorniano. A questo punto c'è uno scambio di battute con Gattuso, il parroco gli sferra un colpo e parte l'aggressione. Numerosi pugni e in un secondo momento, nonostante fosse trattenuto, anche calci alla testa da parte di Gattuso nei confronti del sacerdote che resta a terra tramortito. Poco prima, lo stesso Gattuso prende il cellulare del prete e lo distrugge, sbattendolo più volte a terra. Uno dei presenti invita ad andare via perché stava ammazzando il prete.

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Anche in caserma, le intercettazioni ambientali confermano il coinvolgimento di tutti nei fatti e la piena conoscenza dei nomi da parte di ciascuno, anche se davanti ai Carabinieri si innalza il classico muro di gomma. Sono tutti consapevoli della gravità di quanto accaduto, tanto da ipotizzare condanne pesanti nei loro riguardi: "Qua ci arrestano a tutti" dice Zampaglione. "Minimo ci danno trent'anni" risponde Gattuso. I giovani vengono sottoposti a interrogatorio nella notte e si confrontano prima e dopo le proprie audizioni: "Ti vedi proprio tu che lo bastunavi" dice Liconti a Gattuso. Altri invece litigano per i nomi fatti davanti ai militari dell'Arma: "Hanno inguaiato a tutti qua! Ci hanno inguaiato a tutti" dice Liconti.

La dinamica, cristallizzata dalle telecamere di videosorveglianza, viene confermata da uno dei ragazzi presenti sul posto quella sera. Solo uno del gruppo, rompe il muro di omertà e fa i nomi degli altri, considerato che la bassa qualità delle videoriprese non era sufficiente per l'identificazione. Il giovane racconta l'accaduto, individuando in Gattuso l'autore dell'aggressione costata le gravi ferite a don Giorgio:

Come spesso sta accadendo, anche in data 23-24 maggio 2017 insieme a Foti Vincenzo, Pennica Andrea, Zampaglione Domenico, Gattuso Giacomo, Ceriolo Marco e Salvatore del quale, al momento non ricordo il cognome, eravamo intenti a giocare a pallone nel piazzale antistante la chiesa del Divin Soccorso di via Messina. Ad un certo punto, per la dinamica del gioco ,la palla è caduta all'interno de cortile recintato della chiesa; al fine di recuperare la palla, il Foti Vincenzo oltrepassava la recinzione; quando è accaduto per la seconda volta che il pallone terminava oltre la recinzione, non ricordo chi, nel voler recuperarla si è accorto che il cancello di accesso pedonale era aperto. A quel punto è stato agevole il recupero e pertanto abbiamo continuato a giocare tranquillamente. Abbiamo continuato a giocare per ulteriori 10-15 minuti fino a quando abbiamo potuto notare il sopraggiungere del parroco, che tutti conoscevamo personalmente. Abbiamo notato che, sebbene non redarguiva alcuno, era intento ad effettuare una ripresa mediante il proprio telefono cellulare notato ciò mi sono avvicinato al parroco chiedendo il motivo della ripresa, senza ottenere alcuna risposta mimando tuttavia il gesto di colpirmi con uno schiaffo. Avuto il sentore che la questione potesse degenerare mi sono defilato, notando la presenza di tutti gli altri ragazzi che si erano, nel frangente, avvicinati al parroco iniziando un diverbio senza comprendere la reale discussione. Il parroco quindi scagliava un pugno al Gattuso Giacomo che veniva colpito al viso scatenando la reazione del Gattuso stesso che colpiva in più occasioni il parroco. Gli altri presenti non infierivano, ma anzi c'è stato chi ha provveduto ad allontanare il Gattuso e chi si è avvicinato a Don Giorgio al fine di sincerarsi delle proprie condizioni di salute. In quell'occasione, sempre il Gattuso si impossessava del telefono cellulare del parroco scagliandolo violentemente e ripetutamente a terra nell'ovvio intento di romperlo il più possibile. Terminata quell'azione, ci siamo confrontati fra noi decidendo di non proseguire tuttavia, il Don Giorgio che dopo essersi allontanato di pochi metri, dopo aver fatto ritorno nei pressi dell'ingresso, provocava un'ulteriore reazione del Gattuso che si scagliava nuovamente nei confronti di questi venendo inizialmente bloccato fisicamente dal Ceriolo Marco che tentava, in tutti i modi, di impedire che il Gattuso potesse raggiungere il parroco. L'ira di questi era tale da riuscire a divincolarsi raggiungendo il parroco, afferrandolo per le vesti, trascinandolo fuori dall'area recintata. Da quell'azione il parroco cadeva rovinosamente a terra venendo quindi colpito dal Gattuso anche con calci. A quel punto, il Gattuso veniva fatto allontanare e, dopo esserci sincerati che comunque Don Giorgio non avesse subito particolari ferite, ci siamo allontanati tutti, ognuno per proprio conto. In tutta la giornata successiva ho ragionato su quanto accaduto non trovando alcuna spiegazione logica o comprensiva del gesto fatto dal Gattuso. Metabolizzato quanto accaduto e compresa la gravità del fatto, malgrado ritenga di aver avuto un ruolo marginale, ho provveduto a contattare un appartenente all'Arma dei Carabinieri rappresentando la possibilità di esternare quanto di mi conoscenza assumendomi,ne caso anche le mie responsabilità.

Domanda: "Mentre giocavate a pallone, il Gattuso partecipava al gioco?"

Risposta: "No. Il Gattuso era solo spettatore, ma non partecipava al gioco".

Domanda:"Dopo che si è avvicinato a parlare con il parroco, ricorda chi era lì vicino?"

Risposta: "Ceriolo Marco sicuramente ha sempre tentato di frapporsi per evitare qualunque gesto, poi compiuto dal Gattuso.; vi era anche Salvatore, di cui continuo a non ricordare il cognome, che ha cercato in tutti i modi di impedire l'aggressione o la prosecuzione di questa. Medesimi soggetti erano presenti, con gli stessi "ruoli" anche nella fase della seconda aggressione".

Un racconto genuino, secondo gli inquirenti, perché il giovane rileva comunque come sia stato per primo don Giorgio a colpire il giovane, scatenandone la reazione. Il giovane Gattuso infierisce più volte sul parroco, anche quando questi è per terra e nonostante alcuni degli amici tentino di allontanarlo dal prete: "Lo state ammazzando" dice uno dei ragazzi e poi "vedi lo hai ammazzato".

Sul punto il Gip Scortecci che ha emesso la misura cautelare nei confronti del giovane afferma che non vi è alcuna proporzione fra quel colpo – che lo stesso Gattuso afferma essere stato di lieve entità - e l'aggressione patita dal parroco e non vi è alcun tipo di legittima difesa, anzi la condotta di Gattuso integra perfettamente l'ipotesi di tentato omicidio, anche alla luce dell'età di don Giorgio Costantino, che ha più di 70 anni.

Tali evidenze, vengono incrociate con le dichiarazioni del prete, che, nel reparto di Rianimazione dove era ricoverato, racconta: "Sono sceso per chiudere il cancello. A quel punto i ragazzi hanno incominciato ad aggredirmi verbalmente, e poi a colpirmi con pugni e calci. Ho provato in ogni modo a difendermi ma senza riuscirci. Ricordo che avevo il telefonino in mano, uno di loro mi disse 'ha fatto la fotografia'. Pochi istanti dopo si sono avvicinati. Cercai di rimettere in tasca il telefonino, ma me lo hanno strappato di mano. Ricordo che presero il telefono e lo spaccarono per terra. Al mio indirizzo sono state rivolte numerose ingiurie. Ricordo di essere stato chiamato da un ragazzo 'magnaccio', a quel punto ho risposto 'magnaccio sarai tu', e lui mi ha aggredito sferrandomi pugni e calci. Qualcuno gli disse 'lo state ammazzando', anche quando ormai ero per terra ho sentito dire 'vedi lo hai ammazzato'".

Don Giorgio spiega che un gruppo di ragazzi che frequenta la piazza antistante la parrocchia disturbava abitualmente, utilizzando petardi e sporcando con bottiglie di birra e spumante, al punto che nel prossimo settembre le suore sarebbero andate via perché ritenute in pericolo, dopo aver subito il lancio di pietre contro le finestre dei loro appartamenti. Da tempo, don Giorgio Costantino avrebbe tentato di fronteggiare i comportamenti di disturbo dei giovani del Gebbione che frequentano il piazzale del Divin Soccorso: in un'occasione, su input del parroco, verrà anche sequestrato lo scooter di uno dei ragazzi del gruppo.

Alla fine sarà lo stesso Gattuso ad ammettere le proprie responsabilità, dichiarando però di essere stato insultato dal prete con parole come "pedofilo" e "magnaccia" e di non aver comunque colpito per uccidere.

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Video e foto dell'accaduto: http://ildispaccio.it/primo-piano/145977-foto-e-video-aggressione-don-giorgio-costantino-altri-quattro-arresti