Il 7 novembre presentazione di "La tavola dell’Annunciazione di Belmonte Calabro (CS). Una nuova opera di Antonello da Messina e la prima congiura del Baroni contro Ferrante”

In occasione dell'incontro dei soci dell'Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli indetto per il prossimo mercoledì 7 novembre alle h 16, 00 sarà presentata la nota scientifica a firma del Soprintendente Abap per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone dal titolo: La tavola dell'Annunciazione di Belmonte Calabro (CS). Una nuova opera di Antonello da Messina e la prima congiura del Baroni contro Ferrante".

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È infatti all'archeologo che si deve la scoperta dell'inestimabile valore artistico e storico della tavola del quattrocento situata all'interno del laboratorio di restauro situato nel complesso di San Francesco d'Assisi.
Studiando il dipinto, il professore Pagano ha potuto notare non solo l'altissima qualità pittorica e compositiva, ma anche gli emblemi rappresentati sulle mattonelle maiolicate del pavimento aragonese.
In questa rappresentazione probabilmente è richiamato l'estremo episodio di fedeltà del marchese Vasto Innigo de Guevara che, in occasione della guerra di Troia del 1462 (cittadina nell'attuale provincia di Foggia, nelle Puglie), riuscì a salvare il re Ferrante, ormai circondato dai suoi nemici.
Rimane da spiegare il corvo, che, in primo piano, si volge in apparenza benevolo, ma a debita distanza dalla Madonna, dall'ermellino e dall'uccello. A tale figura possono essere associati vari significati: "Ritengo –ha affermato il soprintendente in una nota- che il corvo rappresenti l'emblema parlante del re d'Ungheria Mattia Corvino, stretto alleato degli Aragonesi, che nel 1464 aveva consolidato in modo definitivo il trono. La datazione della tavola viene quindi attribuita al 1465, anno in cui si celebrarono le nozze fra Ippolito Maria Sforza, figlia del duca di Milano Francesco Sforza, e il duca di Calabria Alfonso II d'Aragona, figlio del re Ferrante I".
"L'accuratezza dell'esecuzione –ha concluso Pagano-, la ricercatezza dei simboli, la studiata prospettiva, fanno pensare all'opera di un grande ed innovativo pittore di corte del tempo: che questi sia Antonello da Messina non vi è dubbio. Il motivo centrale di sfondamento in profondità della tavola è una caratteristica che ci conduce al pittore siciliano che non a caso era considerato maestro della prospettiva pittorica. La tavola di Belmonte nonostante il cattivo stato di conservazione, oltre a costituire documento storico, va ad inserirsi tra le migliori opere del grande artista e che, appena terminato il restauro, sarà oggetto di una mostra monografica che permetterà ulteriori e necessari approfondimenti".